Il progressivo opacamento del cristallino è definita cataratta.
E’ una patologia diffusa soprattutto in età avanzata anche se in alcuni casi si è in presenza di cataratta correlata a fattori secondari. Può presentarsi anche come conseguenza di traumi.
Anche se vi sono farmaci antiossidanti per la riduzione del trauma foto ossidativo, l’intervento chirurgico resta la soluzione definitiva alla cataratta.
Una delle maggiori criticità della cataratta, rappresenta il lento ma progressivo avanzamento, questo consente al paziente di “abituarsi” lentamente alla perdita della qualità visiva. In alcuni casi si evidenzia la presenza della cataratta in alcune azioni periodiche come durante il rinnovo delle patenti di guida.
L’avanzamento della cataratta come dicevamo è un processo lungo, ma costante nel tempo. E’ necessario intervenire al momento giusto perché con l’aumentare del tempo, risulterà più complesso agire con gli ultrasuoni.
Nel corso degli anni la tecnica di asportazione della cataratta è migliorata notevolmente, oggi tra le tecniche più moderne vi è la Facoemulsificazione.
La Facoemulsificazione mediante una sonda ad ultrasuoni, asporta la parte centrale del cristallino. Una volta eseguita una attenta pulizia , si impianta un cristallino artificiale rimpiazzandone la funzionalità.
L’intervento ormai avviene in modo relativamente semplice, consentendo al paziente di non avere alcuna assistenza dai suoi familiari già dal giorno stesso dell’intervento. Nei giorni successivi sono poche le precauzioni da prendere, dovrà utilizzare un antibiotico in gocce e prestare attenzione ad evitare il contatto dell’occhio con l’acqua.
Generalmente è possibile utilizzare, se necessario, gli occhiali o le lenti a contatto solo dopo alcune settimane.
Nelle prime 2 settimane compariranno alcuni sintomi del tutto normali:
– fastidio oculare
– arrossamento
– lacrimazione
– sensazione di avere piccoli corpuscoli vaganti
– tonalità della luce appare sull’azzurro o verde
E’ da evitare per almeno 15 giorni la cosmesi ed il trucco perioculare.
In genere è possibile eseguire le normali attività quotidiano già dal giorno successivo all’intervento a patto che non si alzino pesi eccessivi, che non ci siano attività che possano comportare il rischio di bagnare l’occhio con acqua o che possa essere colpito da oggetti.
In genere la terza settimana rappresenta un punto di partenza del paziente, dove ogni disturbo diventa impercettibile o scomparso del tutto.